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Barba di becco pratense, inusuale commestibile
La barba di becco pratense (tragopogon pratensis) è una spontanea commestibile dei prati. E’ comune, ma inusuale, proprio perché risulta difficile raccoglierne una discreta quantità da consumare in cucina. A me piace osservarla quando è in fiore per via del magnifico giallo dei suoi capolini ligulati, simili a grandi fiori di tarassaco, che svettano tra l’erba, all’apice di alti steli.
Descrizione
La barba di becco pratense appartiene alla famiglia delle composite ed è una specie commestibile. E’ una erbacea perenne o annuale il cui nome botanico è Tragopogon pratensis. Essa può raggiungere anche 80 cm. di altezza. Le foglie sono lunghe, lanceolate e sottili in punta. Le foglie sono alterne e solcate, con la caratteristica di essere guainanti il fusto, tanto da renderlo apparentemente nodoso. I fusti sono lisci, glabri, abbastanza rigidi e cavi. Il colore è verde a volte marcato di rosso.
Il fiore ermafrodita è un grande capolino di ligule dal color giallo vivo, di lunghezze differenti. I fiori ligulati coprono molto frequentemente le brattee. Le brattee sono otto e sono verdi. La fioritura avviene generalmente da aprile a luglio. I fiori generalmente si chiudono con il brutto tempo e nelle ore calde della giornata. Da chiusi paiono conici. La radice obliqua è a fittone e con tante radichette, un po’, se vogliamo, come una piccola carota. I semi sono piccoli acheni ricurvi. I semi sono sormontati da pappo piumoso e rigido che sembra un paracadute.
Etimologia ed altri nomi
La barba di becco o Tragopogon pratensis deve il suo nome all’infiorescenza che quando è ancora chiusa ricorda la barba di un caprone oppure per altri testi per la forma allungata e ricurva dei frutti.
Habitat
La troviamo in prati non eccessivamente fertili, negli incolti, lungo i sentieri, nelle zone collinose, soprattutto al nord Italia. E’ presente in quasi tutta Europa ed in tutta Italia, tranne le isole.
Proprietà e componenti
La barba di becco è una pianta depurativa, diuretica e sudorifera. Contiene tra i suoi componenti proteine, inulina, mannitolo, sostanze azotate ed amare, mucillaggini.
In cucina, raccolta
Dal punto di vista edule è bene raccogliere la pianta prima della fioritura, quando è giovane. Si usa tutta la pianta in particolare la radice. La radice va bollita e condita con olio e limone, ma bisogna saperla trattare. I giovani germogli lessati sono appetitosi e per gusto simili agli asparagi.
Esiste anche la barba di becco coltivata che si differenzia dalla selvatica per la dimensione della radice.
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Bibliografia
Riconoscimento e uso delle Piante selvatiche, Roberto Chiej Gamacchio, edizioni Demetra 1995
Erbe consentite, erbe proibite… Ida Salusso, Verde libri edizioni, 2014
Erbe commestibili, Riccardo Luciano, Carlo Gatti, Araba Fenice edizioni, 2008
Margot e Roland Spohn, Riconoscere i Fiori spontanei d’Italia e d’Europa, Ricca editore, 2013