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Cardo mariano
Il cardo mariano è una pianta spinosa commestibile che dona molta soddisfazione in cucina pur mettendo alla prova la pazienza in vari momenti, da quando lo si coglie a quando lo si monda, ma lo si fa volentieri, consci di avere a disposizione una verdura spontanea sana e gustosa dal sapore delizioso.
Descrizione
Il cardo mariano è una pianta di norma biennale, della famiglia delle composite o asteracee come il carciofo, sua parente stretto. Come tutte le biennali il cardo mariano sviluppa nel primo anno la parte vegetativa e nel secondo anno quella riproduttiva (fiori e semi). Per cui il primo anno si presenta con la sua rosetta di foglie. A volte però la pianta si comporta come annuale fiorendo il primo anno. Nella fase giovanile quindi vedremo sicuramente le foglie spinose screziate di bianco nella pagina superiore.
Con l’età, se non viene colto, può diventare una pianta grande e voluminosa di una certa altezza. In primavera al centro della rosetta di foglie si sviluppa il fusto che può raggiungere anche il metro e mezzo di altezza. Il fusto eretto è robusto, striato e peloso. Il fusto produce ramificazioni che terminano con capolini solitari viola purpurei, circondati da brattee spinose, fioriscono da maggio a luglio. I fiori danno luogo a semi marroni (acheni piumati).
Habitat e diffusione
Cresce in terreni calcarei e fertili, in luoghi soleggiati in tutta Italia, più raro al nord.
Etimologia e nomi della pianta
Il nome botanico della pianta è silybum marianum, mentre tra i nomi popolari si conosce come cardo lattato, cardo di santa Maria, cardo macchiato, cardo asinino.
Raccolta
Per cogliere il cardo mariano è bene munirsi di guanti spessi per via delle spine disposte lungo le sue foglie.
Le foglie
Le foglie colte prima della fioritura infatti sono gustose sia crude e sia cotte. Per essere consumate vanno private dalle spine giallognole. Quelle più tenere e dolci sono quelle che si raccolgono in inverno. Una volta comparso il fusto è bene non usare quelle basali in quanto coriacee e fibrose. Le foglie primaverili possono essere separate dai fusti e cucinate anche separatamente. In fase giovanile per velocizzare la raccolta si può cogliere la pianta tagliandola nel punto di intersezione delle foglie con la radice.
I fiori
I capolini fiorali, pur avendo poca resa, si possono gustare poco prima della fioritura, lasciando solo il fondo, senza brattee spinose. Sono buoni crudi come i carciofi. Anche i semi si possono cogliere per le proprietà depurative a favore del fegato. Si può anche mangiare la radice lessandola al vapore. La radice va raccolta prima della comparsa del fusto.
La semina scalare nell’orto della pianta può garantire verdura spontanea fresca sempre a portata di mano.
E’ difficile non riconoscere il cardo mariano proprio per le maculature bianche sulle foglie. Comunque tutti i cardi non sono tossici.
Uso in cucina
Il cardo mariano si può mangiare come verdura cruda e cotta, nelle frittate nei risotti, negli sformati, nelle zuppe di verdura, nelle torte salate. Il gusto è delicato e ricorda il carciofo.
Evitare il consumo di cardo mariano in caso di ipersensibilità ai componenti della pianta sopprattutto per persone cardiopatiche ipertese e per chi è affetto da ostruzione delle vie biliari.
Proprietà e componenti
Il cardo mariano è ricco di vitamine, sali minerali ed altri componenti. E’ un ottima pianta protettrice, depurativa e disintossicante per il fegato. La pianta è protettiva nei confronti del fegato grazie ad uno dei suoi componenti, la silimarina (contenuta soprattutto i semi). Il cardo mariano favorisce la produzione della bile e del latte.
Sono proprio i semi del cardo mariano quelli di maggior interesse dal punto di vista erboristico. Contengono lipidi, flavonoidi ed oli essenziali. La medicina popolare annovera tra i suoi rimedi il decotto di acheni al 2%, lasciandoli bollire per una decina di minuti, assumendo dai 2 ai 6 grammi di semi al giorno, per stimolore le funzioni epatiche e biliari, oltre ad avere effetto per la febbre. Per usare i semi si raccolgono le teste fiorali e si lasciano seccare e poi a mano si fanno cadere gli acheni.
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Bibliografia
Il grande libro delle erbe, salute, bellezza, cucina, Editoriale del Drago, 1985
Piante medicinali e curative, edizioni il Castello, 2013
Riconoscere e cucinare le buone erbe, Vita di Campagna, Adolfo Rosati, edizioni l’informatore agrario, 2009
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