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Chenopodium album, Farinello, Farinaccio
La pianta del farinaccio o frinello (chenopodium album), in particolare le sue cime apicali, appaiono spesso come cosparse di farina e questo sicuramente ha conferito alla spontanea questo nome d’uso comune che è anche una peculiarità per riconoscerla. Una pianta selvatica affine allo spinacio per il gusto delle foglie, ma ancor di più alla quinoa (chenopodium quinoa wild), sempre della stessa famiglia ed accomunata da caratteristiche organiche ed alimentari comuni.
Descrizione
Il Chenopodium album l. o farinaccio è una pianta erbacea annuale della famiglia delle chenopodiacee, amarantacee.
Può diventare molto alta (anche oltre il metro di altezza) ed in questo caso i fusti da lontano le conferiscono un aspetto piramidale. La radice è a fittone, I fusti sono eretti ed angolosi.
Le foglie alterne un po’ dentate sono di aspetto romboidale e di color verde opaco, azzurrognolo, con la parte centrale dei giovani ciuffi apicali biancastra sia nell’aspetto e sia nella consistenza che è farinosa.
Le foglie si riconoscono proprio per la pruina bianca farinosa sulla pagina inferiore che è presente anche nella parte superiore delle giovani foglie apicali delle piantine.
I fiori della pianta invece sono raccolti all’ascella delle foglie in infiorescenze globose (glomeruli) . Essi sono piccoli e bianco verdastri con involucro a cinque lobi e rivestimento farinoso bianco. Essi fioriscono da giugno a settembre con lo scopo di produrre semi piccolissimi capaci di germogliare anche per diversi secoli.
Etimologia ed altri nomi
Il chenopodium album o farinaccio è detto anche farinello. Il nome chenopodium fa riferimento alle foglie della pianta simili ai “piedi “delle oche. Album si riferisce al colore dell’infiorescenza. Il nome inglese della pianta è fat-hen.
Habitat e distribuzuone
E’una pianta che cresce spontanea nei luoghi aridi, bordi strade, ma anche negli orti da 0 a 1500 m. in tutta Italia. La pianta può avere caratteristiche di infestante soprattutto tra le macerie. Di solito cresce spontaneo negli incolti insieme all’amaranto.
Proprietà e componenti
Una pianta nutriente e proteica ricca tra l’altro di vitamina B1. I semi e le foglie contengono proteine e vitamine come la A, la C, il calcio, il fosforo il ferro ed il potassio. Contiene però acido ossalico e saponine e per questo va assunta con moderazione da chi soffre di calcoli, artrite e reumatismi.
In cucina
Del farinaccio si consumano i semi e le foglie tenere in insalata mentre si evitano i gambi più duri e fibrosi. Per me il top è consumare le foglie lessandole appena con pochissima acqua ed olio in padella con coperchio. Io raccolgo le parti apicali di foglie tenere delle piante quando sono giovani o abbastanza giovani, iniziando dal mese di maggio e per tutta l’estate. Non raccogliere il farinaccio e l’amaranto in campi concimati in quanto le piante assorbono nelle foglie la tossicità dei nitrati.
Il gusto del farinaccio è intenso, delicato ed avvolgente e ricorda gli spinaci. Le foglie sono ideali per flan, sformati, creme di verdura e pasta verde. Dai semi si ricava la farina. A volte raccolgo anche i fusticini poco fibrosi con tutte le infiorescenze e li consumo al vapore e poi ripassati in padella. Quando le infiorescenze, sfregandole con le mani, rilasciano i semi si possono raccogliere e far seccare o lasciare seccare nel campo e raccogliere in sacchetti di carta. I semi si possono mettere a bagno per una notte in acqua e poi si possono sciacquare (tutto per eliminare i tannini e migliorarne il gusto) e consumare saltati e tostati in padella o germogliati nelle insalate. Dopo averli asciugati è possibile anche produrre anche la farina, ottima miscelata con quella di grano per realizzare prodotti da forno. Il farinaccio in foglie stufate in padella si può anche congelare in palline oppure si possono far seccare le foglie e conservarle in barattoli di latta per averle d’inverno da aggiungere nei minestroni.
Resti del farinaccio sono stati ritrovati nello stomaco dell’uomo preistorico di Tollund, mentre gli indiani del nord America ne mangiavano i semi macinandoli nel cibo.
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Curiosità ed avvertenze per il consumo
La famiglia delle chenopodiacee include circa 1500 specie alcune delle quali sono verdure commestibili come lo spinacio e la barbabietola.
Il farinello o chenopodium album è una spontanea commestibile come anche lo spinacio di montagna o chenopodium bonus henricus.
Il farinaccio non è tssico ma poichè è ricco di ossalati il consumo è sconsigliato a chi soffre di disturbi renali, etatici, reumatismi ed artosi. Il problema si risolve parzialmente però con la cottura delle foglie.
Bibliografia
Erbe spontanee e commestibili, Riccardo Luciano e Carlo Gatti, ArabaFenice edizioni, 2014
Andar per erbe in Piemonte e valle d’Aosta,Valeria Sanfo ed Erica Pittoni, Editrice il Punto Piemonte in Bancarella,2014
Riconoscere e cucinare Le buone erbe, Adolfo Rosati, Edizione l’informatore agrario, 2009
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