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Dolce radice, la liquirizia
La natura è sempre benevola in quello che ci mette a disposizione e la ringrazio per avermi fatto assaporare, lungo la costa jonica calabrese, la pianta della liquirizia o glycyrrhiza glabra, con la dolcezza della sua radice.
Spesso le radici ci danno nutrimento e sono salutari. Ce ne sono molte in natura, tutte diverse per aspetto e per gusto, ma quella della liquirizia, forse, fu una delle prime usata in tisana, come evidenziano gli scritti della scuola medica salernitana.
Liquirizia glabra, etimologia e famiglia
Il nome di liquirizia significa radice dolce perché deriva da due parole greche ossia “glykys” che significa dolce e “rhiza” che significa radice, mentre “glabra”, che significa liscio e senza peli, fa riferimento all’aspetto del frutto della liquirizia, un legume di due centimetri, leggermente schiacciato ed arcuato che contiene dai tre ai sei semi.
La liquirizia appartiene alla famiglia delle papilionacee e come tutte le leguminose ha la proprietà di fissare azoto nel terreno.
Descrizione
La liquirizia glabra è una pianta erbacea perenne, spontanea, rustica alta fino a un metro, dalla base legnosa e dal portamento cespuglioso, provvista di radici fittonanti lunghe fino a due metri e stoloni serpeggianti che si diffondono nel terreno.
Le foglie in un numero che varia da quattro a sette paia di foglioline ellittiche sono composte e paripennate, mentre i fiori ermafroditi di colore viola-azzurro, che fioriscono in estate tra giugno e luglio, sono raccolti in spighe con peduncolo allungato.
La specie glabra
La liquirizia comprende almeno diciotto specie a fioritura estiva, diffuse in Australia, America ed Eurasia.
La specie “glabra” che è quella comune spontanea dell’Italia peninsulare ed insulare è presente in tutta l’Europa mediterranea fino all’Asia centrale.
Questa pianta è molto rustica perché è in grado di resistere al gelo e cresce principalmente nell’Europa meridionale, in terreni calcarei ma anche argillosi.
In Calabria la liquirizia glabra viene chiamata “rigulazia cordara”.
Una pianta conosciuta fin dall’antichità
La liquirizia è conosciuta dai tempi dei tempi, da tante civiltà che la usavano per uso terapeutico come ad esempio gli egizi. Dalla antica civiltà cinese apprendiamo dell’uso della pianta attraverso un decotto chiamato dei “quattro signori” che veniva preparato dalla Dinastia Sun.
La liquirizia venne citata anche dal medico greco Dioscoride come rimedio per la raucedine e poi dai romani che ne facero svariati ed abbondante uso.
Una radice per resistere alla sete e non solo
Nel II secolo a. C. la liquirizia venne chiamata da Teofrasto “radice sciita”, perché gli Sciiti la usavano mescolata al formaggio di latte di cavalla, per resistere molti giorni senza bere. Infatti la glicirrizina favorisce la ritenzione del sodio e dell’acqua nelle cellule riducendo la necessità di acqua da parte dell’organismo. Per questa ragione, in passato diversi eserciti la facevano assumere ai soldati perché potessero resistere maggiormente alla sete ed alla fame durante le battaglie.
Sembra perfino che la usasse Napoleone per curare i dolori allo stomaco prima delle battaglie mentre l’uso più erotico lo faceva senza dubbio Casanova che la teneva sul comodino per ristorarsi alla fine dei suoi incontri amorosi. In Europa la liquirizia arrivò con i frati domenicani nel xv secolo.
La liquirizia venne tenuta in grande considerazione della Scuola Salernitana ove viene citata nella preparazione delle tisane.
La radice di liquirizia
Della liquirizia vengono usate, previa essiccazione, le radici di piante di tre o quattro anni, raccolte durante la stagione autunnale (ad ottobre quando le prime foglie cominciano a seccare, in vista del periodo di riposo vegetativo della pianta).
L’estratto che si ottiene dalla radice e dagli stoloni è il più ricco in componenti.
Dalle radici si attinge una buona quantità di magnesio, utile per metabolizzare la vitamina C, il fosforo, il potassio ed il sodio, poi contiene flavonoidi, amidi, glucosio e vitamine.
Le proprietà della liquirizia
La liquirizia è un buon antinfiammatorio in caso di ulcera gastrica e duodenale, asma, dermatiti, malattie reumatiche e del fegato.
L’azione anti ulcera è più evidente negli estratti di intensa colorazione gialla per via dei glucosidi flavonoici (liquiritoside) contenuti nel succo della pianta.
La liquirizia contiene glicirrizina, un principio attivo dalle proprietà espettoranti e gastroprotettrici che sembra essere anche un buon disintossicante in caso di accumulo di tossine.
Essa ha un effetto naturale simile al cortisone, senza essere tossico nel tempo, proprio per il contenuto di glicirizzina.
La liquirizia nelle diete, nella cosmesi e non solo
La liquirizia è digestiva, diuretica, espettorante e toglie l’appetito per cui è utile quando si desidera perdere peso. Poi la si usa per la tosse ove pare che eserciti un’attività simile a quella della codeina e poi per il catarro, mal di gola e pare infine che sia anche leggermente lassativa.
La liquirizia viene usata anche in pomate per schiarire la pelle, depurarla e per curare eczemi, dermatiti, psoriasi.
Per il suo gusto dolce e rinfrescante, oltre ad essere un ottimo dolcificante naturale, sembra che la liquirizia riduca anche il desiderio di fumare e sia un buon afrodisiaco.
Ricetta del mio infuso afrodisiaco con liquirizia e semi di finocchio
La liquirizia sembrerebbe avere anche effetti afrodisiaci infatti io preparo un infuso associandola ai semi di finocchio nella quantità di 20 gr di radice di liquirizia per ogni 100 parti di acqua (rapporto 1:25 a 1:5), più due cucchiaini di semi di finocchio che lascio infondere in acqua bollente per almeno 15 – 20 minuti, poi lascio raffreddare ed aggiugno un bel cucchiaino di miele di agrumi (facoltativo perchè la glycyrizzina contenuta nella liquirizia dolcifica il doppio dello zucchero).
Controindicazioni
La liquirizia è controindicata per chi soffre di ipertensione anche se è ottima per chi soffre di pressione bassa, ma con moderazione perché aumenta la pressione del sangue e quindi diventa sconsigliata in soggetti ipertesi, donne in gravidanza e persone con disturbi renali ed epatici.
La liquirizia in cucina
In cucina, la liquirizia, ha un sapore inconfondibile che in radice è tendente più all’affumicato mentre in polvere tende ad essere più dolce quindi ottima per mantecare le pietanze, in carni bianche, pesci di mare, di fiume, verdure, in dolci al cucchiaio come panne cotte, gelati e biscotti da accompagnare al caffè.
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I miei pensieri sulle radici
Conoscere la pianta della liquirizia, per me è stata una grande emozione che mi ha ispirato questi pensieri.
Penso al significato di radice quale organo che sostiene la pianta ed identifico le nostre radici nei piedi, che sostengono il corpo, i piedi che si poggiano sulla terra. I pedi come radici conferiscono stabilità alla pianta, al corpo.
Rifletto sulla radice come organo che dona nutrimento alla pianta assorbendo dalla terra le sostanze nutritive, l’ acqua e sali minerali.
Penso all’umanità che si serve dalla terra e la inquina senza rendersi conto che così facendo assorbe le stesse sostanze inquinanti che ha immesso nel terreno.
La linfa delle piante è come il sangue degli uomini. Piante ed umani non sono poi così diversi. Tutte le piante però hanno rispetto per la madre Terra che le ha accolte, mentre tanti uomini non lo fanno.
Così penso anche alle radici come vitale apparato sotterraneo di una pianta superiore.
Mi stupisco come certe piante selvatiche spontanee, le più forti, radichino nonostante tutto.
Bibliografia:
Enciclopedia delle Erbe, riconoscimento e uso medicinale alimentare, aromatico, cosmetico, Edizioni del Baldo, 2012
Nuovo erbario figurato, G. Negri, Edizioni Hoepli, 2010
Herbs, Lesley Bremnes, Dorling Kindersley book, 1994
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Oltre che interessante e utile la descrizione la trovo fruibile e scorrevole, brava Patty!
grazie vittorio sei un tesoro
Bell’ articolo.leggendolo ho scoperto molte cose che io ignoravo sulla liquirizia grazie
grazie sei veramente gentile…mi piace informarmi sulle piante che conosco per avvicinarmi di più a loro e creare bei legami di amicizia
Complimenti per l’articolo, ottimo!
grazie mille Gianni
Blog, molto dotto, che non nasconde ambizioni e interessi di grande divulgazione…
A proposito delle radici e delle loro funzioni (ma di tutto il vivente vegetale), vorrei segnalare il saggio di Stefano Mancuso sulla intelligenza delle radici,
Nota: devo ciò all’agronomo Gigi Schiavano, mio collega nell’associazione “Ritorno alla terra”